Il Cervello

IL CERVELLO

Il cervello è costituito da un chilo e mezzo circa di “confusa sostanza racchiusa in una cavità oscura e tiepida”, una massa grigio-rosa, umida ed elastica al tatto, delle dimensioni di un pompelmo.
Un liquido ammortizzatore lo protegge dai colpi, dai bruschi scuotimenti e da altri urti. E’ avvolto da tre membrane, di cui l’esterna è la più spessa e resistente, ed è comodamente adagiato nella sua culla ossea.
Al microscopio, una singola cellula cerebrale con le sue fibre somiglia un pò alla chioma di un albero. Da ogni ramo nascono rami più piccoli e da ciascuno di essi si diparte una successione di ramoscelli sempre più minuti, fino ai delicati filamenti. Il cervello contiene circa 13 miliardi di cellule come queste, più di quattro volte il numero complessivo degli abitanti della Terra!
Il cervello è principalmente formato da due tipi di cellule: cellule gliali e cellule nervose o neuroni.
In complesso contiene circa 100 miliardi di neuroni.
Le cellule formano ammassi di fibre aggrovigliate, in un intrico che qualcuno ha definito la giungla cerebrale.
Mentre leggete queste righe le fibre che avete nella testa si agitano come alghe mosse dalla marea, tentacoli fatti di protoplasma si spostano lentamente in avanti, si ritirano, si gonfiano e si restringono, ondeggiano in un senso o nell’altro.
Il cervello è in costante comunicazione, a vostra insaputa, con tutte la parti del corpo, tante che solo ora, forse, prendete atto di essere seduti: risulta essere la centrale della più complessa rete di comunicazioni mai escogitata.
Le sue attività sono il risultato delle attività combinate e coordinate di miliardi di cellule nervose.
In linea generale il funzionamento del cervello si può suddividere in tre fasi :
· riceve i messaggi dagli organi di senso,
· valuta questi messaggi sulla base delle precedenti esperienze degli avvenimenti in corso e dei piani futuri,
· sceglie ed emette gli opportuni messaggi diretti alla periferia per un’azione o per una serie di azioni.
Benché i suoi circuiti siano meno attivi durante il sonno, anche allora è impegnato in vari compiti : mantenere in funzione il cuore e i polmoni, sognare, restare in ascolto anche se con vigilanza un pò ridotta.
Il cervello si distende, ma finché è vivo non ha riposo.
Gli informatori del cervello sono gli organi del senso, sentinelle dislocate nei punti strategici di tutto il corpo.
Affondate nella pelle ci sono da tre a quattro milioni di strutture sensibili al dolore, mezzo milione di ricettori del tatto e della pressione, più di 200.000 ricettori della temperatura.
Questi minuscoli organi, oltre alle orecchie, agli occhi, al naso e alla lingua, sono alcune delle nostre finestre aperte sul mondo esterno.
I dati sullo stato delle cose all’interno del corpo provengono da altri organi sensitivi che danno origine a sensazioni di tensione muscolare, di fame, di sete, di nausea.
Pur costituendo solo il 2-3-% del nostro peso corporeo, il tessuto cerebrale consuma oltre il 20% dell’ossigeno che respiriamo.
Sulla corteccia del cervello, nella parte posteriore della testa, ci sono i centri visivi.
Altre fibre sensorie fanno capo ai centri olfattivi della corteccia, profondamente affondati nelle pareti della scissura tra gli emisferi cerebrali.
Il cervello interviene di continuo a regolare e modificare la tensione dei vari muscoli per consentirci di mantenere l’equilibrio e l’assetto del corpo.
Il solo fatto di stare in piedi costituisce un’acrobazia che non è meno notevole soltanto perché è automatica.
C’è un possente muscolo che, se non fosse regolato, farebbe ripiegare bruscamente la gamba al ginocchio mandando il polpaccio a premere contro la coscia.
Un altro muscolo tenderebbe a far irrigidire la gamba come un’asta.
Il cervello riceve messaggi che gli indicano la tensione di oltre 200 paia di muscoli contrapposti, ognuno dei quali deve essere accuratamente regolato per consentirci di stare in piedi!
La mano, lavorando sotto la direzione del cervello, è capace di una infinità di difficili manipolazioni.
Un valente pianista muove le dita sulla tastiera con prodigiosa velocità ricavandone suoni perfetti così come un bravo operatore di computer scrive un testo sulla tastiera.
Un chirurgo famoso si divertiva a mettere un pezzo di filo di seta in una scatola di fiammiferi svedesi e poi nello spazio limitato della scatola aperta a metà, come se nulla fosse, faceva con filo i più complicati nodi chirurgici, servendosi soltanto del pollice, dell’indice e del medio della mano sinistra.
Ogni serie di movimenti coordinati, sia quelli appena descritti che richiedono elevatissima abilità, sia quelli normali come il camminare o il guidare un’automobile, si basano sui poteri d’integrazione del sistema nervoso.
Ogni attività, diretta o indiretta, riuscita o no, tende di continuo a mantenere acceso il fuoco della vita il più a lungo possibile.
E ciò include tutti i nostri tentativi per capire la vita stessa.
I nostri accomodamenti non sono mai perfetti.
Le cose sono troppo complicate e incerte perché essi lo siano.
Tuttavia non desistiamo né possiamo desistere dal tentare.
E il cervello coordina i nostri sforzi incessanti.
Perché possiamo richiamare alla mente l’immagine di luoghi veduti tanti anni prima?
Nella sua essenza, quel processo fisico è elettrico.
Il sistema nervoso dell’uomo contiene ciò che è in sostanza una pila a umido, che genera una corrente elettrica di circa un decimo di volt, pressappoco un ventesimo di quella di una lampadina a pila.
La corrente elettrica ha origine da due sostanze chimiche dell’organismo, il sodio e il potassio, che agiscono sui tessuti nervosi immersi in un liquido composto principalmente di acqua.
Per formarci un’idea di ciò che avviene nel cervello di continuo e nel midollo spinale, immaginiamo mille centrali telefoniche, ognuna di grandezza tale da bastare a una città come New York, che funzionino a pieno regime trasmettendo e ricevendo richieste, domande, ordini.
Grazie alla sua incredibile capacità di stabilire in una frazione di secondo migliaia di circuiti di risonanza, ciascuno dei quali rappresenta un ricordo oppure un’idea, il cervello può riunire in un unico grande circuito tutti i dati necessari a formulare un pensiero e a prendere una decisione.
Molti scienziati sono d’opinione che ogni nostra esperienza sia registrata e conservata da tali circuiti elettrici, comprese milioni di esperienze che ci sembra di avere del tutto dimenticato.
Gli psichiatri hanno scoperto che è possibile che una persona possa ricordare uno dopo l’altro episodi dell’infanzia sepolti nell’oblio.
Comunque sia, il numero di ricordi che si possono immagazzinare è di gran lunga superiore al numero totale delle cellule cerebrali.
La mente di un bambino ad esempio è come una spugna che immagazzina informazioni, che elabora dati, che costruisce centinaia di nuovi contatti sinaptici; in soli pochi mesi, da essere del tutto dipendente dalla madre, il bimbo di trasforma in un individuo autonomo, capace già di farsi comprendere e comprendere : sono gli stimoli che sviluppano la già fervida intelligenza di un bambino.
Un insigne neurofisiologo ha calcolato che dopo 70 anni di attività il cervello può contenere fino a 15 trilioni di singole cognizioni. Oggi si sa che il nostro cervello continua a creare nuovi neuroni fino a 70 anni. Perciò la nostra memoria può definirsi un forziere la cui ampiezza e la cui robustezza superano ogni umana comprensione.
E’ un peccato che siano molti coloro che immagazzinano tanto meno sapere ed esperienza di quanto potrebbero.
In molti punti del sistema nervoso esistono minuscole interruzioni dette sinapsi che arrestano milioni di segnali di scarsa importanza, come per esempio la variazione di un grado nella temperatura.
Gli stati ansiosi, l’ira irrefrenabile e le altre condizioni mentali in cui non si ragiona derivano probabilmente da circuiti elettrici che diventano incontrollabili appunto dalla ragione.
Il pazzo che si crede Napoleone è in grado di adoperare i circuiti che contengono il nome di Napoleone e il fatto che egli fu un generale, ma non sa più collegare tali circuiti con quelli che dovrebbero dirgli che Napoleone è stato un altro individuo morto da tempo.
Cosa invece costituisce il genio?
Presumibilmente le persone altamente dotate hanno un’innata capacità di coordinare in modo particolarmente felice i loro circuiti elettrici.
Più s’impara, più s’arricchisce la riserva di ricordi a cui è possibile attingere; più si esercita la funzione di combinare fra loro centinaia di circuiti per formarne altri di maggiori dimensioni, più facile diventa tale funzione e più estesi diventano tali circuiti.
Il cervello domina il nostro corpo.
E’ un compagno di vita interessantissimo perché non resta lo stesso nello svolgersi dei minuti, delle ore, dei giorni.
Il cervello tiene su il corpo, invia ordini e riceve messaggi; osserva e impara, sempre e a nostra insaputa. La mente immagazzina dati ed emozioni, è la forma più bella e completa di evoluzione che sia dato di conoscere; è capace di veri e propri miracoli, contrasta le menomazioni che conseguono a incidenti e malattie e riesce ad influenzare il destino anche contro i normali meccanismi degli organi che consideriamo vitali come fegato, cuore, polmoni.
Sa modificare il carattere della persona, creare e distruggere abitudini, preferenze, passioni, regalare il desiderio e il piacere.
Si innamora, prefigura scenari e storie, dà origine all’idea per ogni opera d’arte.
E’ curiosa, e questo è forse il suo merito maggiore.
Esercitare il cervello rallenta la demenza.
I disturbi dell’età senile possono iniziare tra i 50 e i 60 anni.
Possono aumentare irritabilità, instabilità dell’umore, reazioni spropositate a stimoli ambientali di lieve entità e diminuire memoria, capacità di concentrazione.
Un cliché della neurologia è che il cervello umano invecchiando perde circa un milione di neuroni ogni anno.
Ma sembra che le capacità intellettive non declinino con gli anni, infatti grazie alla plasticità neuronale, il cervello compensa questa perdita producendo nuove connessioni tra i neuroni. Una scoperta afferma che gli anziani, rimanendo mentalmente attivi, possono sviluppare costantemente nuove connessioni.
Ovvero il cervello si sviluppa tutta la vita, purché sia tenuto sempre attivo e stimolato.
Le doti che si avevano da giovani possono conservarsi e anzi, nuove doti possono manifestarsi col tempo.
Alcune situazioni possono accelerare l’invecchiamento del cervello, ad esempio interrompere ogni attività una volta andati in pensione, oppure quando un coniuge muore.
Il cervello più lavora e meglio si mantiene in salute.
Il cervello in attività si mantiene giovane, efficiente e la persona resta legata alla collettività, senza isolarsi.
Uno studio realizzato dall’Istituto di geriatria dell’Università di Montreal (Canada) ha mostrato che da vecchi si diventa saggi, ovvero il cervello umano migliora, ovvero funziona in maniera più efficiente, dopo i 55 anni.
Questo studio mostra che le risorse intellettuali di cui disponiamo vengono utilizzate in modo molto diverso in base all’età.
In particolare si è visto che i giovani attivano immediatamente certe aree cerebrali e sono più rapidi nel trovare le soluzioni, mentre gli anziani, anche se subiscono una diminuzione volumetrica della materia grigia, prendono tempo e attivano il cervello solo dopo averci ragionato un pò.
E’ necessario costringere il cervello a lavorare se lo si vuole mantenere in salute.
Se non si allena con costanza, il cervello corre in rischio di atrofizzarsi ma recentemente nel 1999 vi è stata la scoperta di una possibile rigenerazione dei neuroni, grazie a uno studio di due neurobiologi di Princeton, E. Gould e C. Gross : i due scienziati hanno scoperto che un flusso di nuove cellule ancora indifferenziate (staminali), migra quotidianamente da una zona al centro del cervello, i ventricoli cerebrali, e si dirige, con un viaggio che dura alcuni giorni, verso l’area più esterna del cervello, la corteccia cerebrale; nel corso del viaggio i neuroni maturano e, una volta giunti nella corteccia, creano nuove connessioni con le altre cellule del cervello il quale cresce e si modifica giorno dopo giorno, anziché rimanere con i medesimi neuroni per tutta la fase adulta della vita.
La fatica mentale non esiste.
Le funzioni del cervello non sono di carattere muscolare, bensì elettrochimico.
Dopo lunghe ore di lavoro mentale, quando il cervello sembra affaticato, la stanchezza è quasi certamente localizzata in altre parti del corpo : negli occhi, nei muscoli del collo e del dorso, etc.
Spesso ciò che sembra stanchezza mentale è soltanto noia.
La capacità del cervello è quasi inesauribile.
Neanche l’uomo più sapiente che sia mai vissuto si è mai avvicinato lontanamente all’utilizzazione totale della sua meravigliosa riserva mentale.
Probabilmente l’uomo medio utilizza soltanto il 10 o il 15 per cento del proprio potere mentale.
Il numero delle cellule cerebrali d’un individuo di media intelligenza è tale che se egli le utilizzasse integralmente, supererebbe di gran lunga, per quanto riguarda la memoria, la capacità del più grande genio della storia.
Lo stesso individuo che pazientemente accumulasse nozioni e abilità pratiche un anno dopo l’altro, sarebbe superiore a un altro, che pur dotato di vivissima intelligenza naturale, rifiutasse di studiare.
Alcuni dei più eminenti uomini della storia non avevano facoltà intellettuali di gran lunga superiori alla media.
Ciò che possedevano in alto grado era la forza di carattere e un’inesauribile perseveranza nell’inseguire lo scopo che si erano prefissi.
L’età non impedisce necessariamente di imparare.
Uno dei più comuni concetti errati sul cervello è che quando invecchiamo quest’organo subisca alterazioni che rendono difficile ogni ulteriore tentativo di studio.
Ciò è vero, ma in misura talmente piccola che nella maggior parte dei casi non ha importanza pratica.
L’apprendimento è legato alla facoltà di creare nel cervello nuovi circuiti elettrici “risonanti”, e finché tale facoltà sussiste, si può continuare ad arricchirsi di nuove nozioni perfino a 90 anni.
La scienza non vede ragione perché una persona media non possa continuare ad imparare, con almeno l’85 o il 90 per cento di profitto, fino alla settantina e oltre.
Sarebbe una bella cosa se coloro che sono andati “in pensione” cominciassero a specializzarsi i nuovi campi e ad imparare e sperimentare nuove cose .
Ritenendo erroneamente di essere troppo vecchi per imparare, sono molti gli anziani che si privano della possibilità di interessanti esperienze intellettuali.
Il potere mentale aumenta con l’esercizio.
Come il sistema muscolare dell’organismo, anche il cervello tende ad atrofizzarsi con l’inerzia e a migliorare con l’esercizio.
Se ne ha la prova che se il nervo ottico è distrutto nell’infanzia, le cellule cerebrali della corrispondente zona ottica del cervello restano inattive.
Man mano che il cervello matura, le fibre nervose si rivestono d’una sostanza grassa detta mielina e non funzionano in pieno finché ciò non è avvenuto.
Un neonato è ancora privo quasi del tutto di mielina, e questo è uno dei motivi per cui non riusciamo a ricordare molto di ciò che è avvenuto prima dei 2 o 3 anni d’età.
Molti fisiologi ritengono che l’esercizio intenso di qualsiasi parte del cervello favorisca lo sviluppo di nuova mielina.
Più si ragiona più è facile continuare a ragionare.
E’ stato studiato ad esempio che il tempo necessario per imparare qualsiasi cosa a memoria possa essere ridotto di due terzi con l’esercizio.
Così come la volontà : ogni volta che la esercitiamo per costringerci a fare qualcosa di sgradevole, ci facilitiamo il compito per la volta successiva.
Il cervello è davvero qualcosa di stupefacente, basterebbe citare soltanto l’inconscio, che sta al di sotto della memoria recuperabile ed è migliaia di volte più ampio di questa.
L’inconscio racchiude molti milioni di esperienze passate che, per quanto ne sa la nostra mente cosciente, sono perdute per sempre. Ma innumerevoli sono le persone che si sono accorte di poter “parlare” utilmente con il loro inconscio.
Ad esempio alcuni riescono a comandare a sé stessi di svegliarsi la mattina ad una data ora.
Il cervello è costituito (volendo molto esemplificare) da tre parti :
· la superiore,
· la mediana,
· inferiore.
La sezione inferiore è quella in cui si svolgono le funzioni automatiche del cervello, come ad esempio quella di far lavorare il cuore.
Il cervello mediano partecipa a queste funzioni ma serve anche da ponte per trasmettere messaggi al cervello superiore o corteccia cerebrale.
Questa parte superiore del cervello è la caratteristica che differenzia più nettamente l’uomo dagli animali.
I primi organismi viventi apparsi sulla terra non avevano che un rudimento di cervello superiore; più l’evoluzione procede più aumenta la proporzione: il che spiega perché il cervello superiore sia chiamato cervello “nuovo”. Mentre il cervello nuovo si andava sviluppando, abbiamo conservato naturalmente tutte le caratteristiche del vecchio.
Se fossero stimolate zone all’interno del cranio, morderemmo e graffieremmo come bestie.
In una certa misura il vecchio cervello rappresenta l’egoismo più spietato, mentre il nuovo è la sede di concetti astratti complessi, come l’onore, la solidarietà, il senso della bellezza.
Una profonda emozione che si scateni nel vecchio cervello può interrompere nel nuovo i circuiti che rappresentano la ragione e la previdenza: l’uomo che preso da improvviso furore commette un delitto sa con il nuovo cervello che molto probabilmente verrà arrestato e condannato, ma non ci pensa finché il suo furore non si sia placato.
S’intende che non dobbiamo cercare di vivere di solo intelletto o respingere le importanti e giuste esigenze del vecchio cervello.
Se ricacciamo nell’inconscio un impulso emotivo accettabile, non otteniamo altro risultato che quello di farvelo covare, represso ma sempre latente.
Dobbiamo insomma cercare di mantenere nelle debite proporzioni reciproche il cervello vecchio e il cervello nuovo, ricordando che se l’uno conquista un sopravvento troppo dispotico sull’altro, l’uomo non può assolvere a dovere il proprio destino.
Alcune attività come ad esempio la poesia,filosofia, la musica e l’attività sessuale si possono rivelare delle vere e proprie “vitamine” per il cervello. Un cervello vitale mantiene efficiente l’intero organismo.
E’ essenziale cercare di combattere l’arteriosclerosi.
Quando il processo arteriosclerotico rende dure le arterie cerebrali, la circolazione è compromessa, arriva minore ossigeno e quindi minore energia vitale.
E’ molto meglio prevenire l’indurimento delle arterie piuttosto che cercare di rimediare dopo.
L’acido gamma-beta-ossi-butirrico si trova naturalmente nel cervello sano in alte concentrazioni.
Può migliorare situazione già avviate o prevenire peggioramenti. Esso nutre le cellule cerebrali indipendentemente dal flusso sanguigno locale. Può aiutare a superare tutti i molteplici disturbi che evidenziano il precoce invecchiamento cerebrale, come ronzii, mosche volanti davanti agli occhi, disturbi della memoria, irascibilità prestando attenzione all’alimentazione.
Il cervello di un uomo consuma circa 0,25 kcal al minuto, il 20% di tutta l’energia prodotta dal corpo.
Questa energia viene assorbita tramite il glucosio : ne occorrono circa 100-120 g al giorno.
Ecco perché anche un lieve calo della glicemia (la concentrazione di glucosio nel sangue) può diminuire la capacità di concentrazione, provocare vertigini, disturbi della vista, etc.
In tali casi è utile ingerire carboidrati complessi come ad esempio pasta, pane, etc. oppure zuccheri semplici come miele, marmellata, etc. ma a dosi contenute, infatti una quantità troppo elevata produce solitamente l’effetto opposto, ovvero quello di diminuire bruscamente la glicemia stessa.
La creatina può aumentare la velocità di calcolo, infatti aumenta la quantità di energia che serve al cervello per eseguire calcoli matematici.
Secondo alcune ricerche, gli omega-3 posso aiutare a mantenere giovani i neuroni, favorendo gli scambi di informazioni tra neuroni.
La colina (contenuta nel rosso d’uovo) aumenta le riserve di acetilcolina, composto chimico che aiuta la trasmissione degli impulsi nervosi. Sotto stress questa trasmissione può essere compromessa, causando vuoti di memoria.
La caffeina può dare una sferzata alla memoria stimolando l’attività del lobo frontale, l’area del cervello per i ricordi.
Ecco alcune azioni che potrebbero migliorare il cervello :
– cambiare spesso abitudini (far compiere al cervello azioni cui non è abituato);
– alimentarsi con cibi sani, verdure, frutta e cereali ( limitando l’assunzione di carne e latticini);
– tagliare i chili di troppo (un articolo pubblicato da Human Brain Mapping annuncia che gli scienziati dell’Università di Los Angeles hanno scoperto che il cervello degli uomini più grassi invecchia più velocemente);
– passeggiare di più (passeggiare come andare in bicicletta, aumenta la quantità di fattore neurotrofico derivato dal cervello, basta camminare e andare in bicicletta 30-45 minuti 3 volte alla settimana);
– mantenere bassa la pressione sanguigna (una ricerca pubblicata sulla rivista Neurology ha evidenziato che chi ha alti livelli di pressione distolica (la minima) corre maggiori rischi di soffrire di amnesie);
– svolgere un’attività sessuale consapevole ( uno studio importante e unico svolto dall’ Harvard University che segue ormai da oltre 40 anni un milione di persone, le quali ogni anno compilano un dettagliato questionario che comprende stili di vita, di alimentazione , di attività fisica, sport e culturale, hobby, attività sessuale e gusti, passioni e interessi, attività lavorative e politiche, viaggi e incontri sociali e molto altro. Da questo studio è emerso che le persone che praticano frequentemente i massaggi Thai-Tantrici e Tao vivono molto di più delle persone che non lo praticano, questo perché queste pratiche hanno a che fare con la consapevolezza, con l’armonia e la conoscenza del proprio corpo e la liberazione della mente;
– fare una cosa per volta (alcuni ricercatori della Stanford University (Usa) hanno sottoposto a tre test psicologici due gruppi di studenti : uno abituato ad utilizzare simultaneamente Internet, TV e telefono e l’altro a fare una cosa per volta, il risultato è stato che i ragazzi del secondo gruppo hanno dimostrato di avere più memoria emotiva (QIE), maggiore capacità di concentrazione e una maggiore intelligenza sintetica.
E’ vero che pensare troppo ci esaurisce?
No ma potrebbe farci perdere motivazione. Il cervello costituisce un cinquantesimo del nostro peso e consuma un quinto dell’ossigeno che respiriamo. La maggior parte delle risorse che richiede serve soltanto a mantenerlo “acceso”. Attività mentali specifiche non richiedono un dispendio eccessivo di energia. Può capitare però che le nostre performance peggiorino dopo un compito cognitivo complesso.
Gli ignoranti gridano di più?
Le persone incompetenti tendono a sopravvalutarsi, giudicando a torto le proprie abilità superiori alla media, perché non sanno riconoscere i propri errori e quindi tendono ad affermare le proprie idee con maggiore aggressività. Al contrario, le persone più esperte di altre tendono a sottovalutare la propria competenza e quindi a esprimersi più sommessamente : di fronte a domande per loro semplici, ritengono che lo siano anche per gli altri.
Come fa il cervello a rendere automatiche le abilità che si imparano?
Leggere, scrivere, andare in bicicletta, lavorare a maglia, etc. sono infinite le abilità che richiedono l’apprendimento di nozioni di ogni tipo e che comportano decine se non centinaia di piccole azioni, tutte diverse. Apprendere una abilità è un vero miracolo della natura, il merito è la cosiddetta plasticità cerebrale. Il cervello è infatti in grado di modificare la propria struttura e quindi le proprie funzioni, a seconda degli stimoli che sono trasmessi dai neuroni. Questi stimoli sono gli impulsi esterni che il cervello elabora quando si impara a fare una cosa nuova. La parte cosciente del cervello inizia a fare il grosso del lavoro , catalogando e collocando ogni minimo gesto nella sequenza giusta , creando una vera e propria rete complessa di istruzioni. Man mano che queste istruzioni vengono ripetute , vengono trasferite nella parte inconscia del cervello dove diventano automatiche.
Assicurarsi un buon invecchiamento mentale.
Lo stress prolungato potrebbe essere negativo per il cervello. Bisogna sottrarsi, almeno ad intervalli, al ritmo della vita moderna che insidia l’equilibrio del cervello e lo logora anzitempo : le continue liti famigliari, le responsabilità professionali, le continue emozioni, la tensione psichica costante, i rumori incalzanti, l’insicurezza del domani e così via sono veleni che fanno invecchiare precocemente il cervello. Certo non bisogna adagiarsi, ma affrontare la vita senza rinunzie e senza abdicazioni; le preoccupazioni, entro certi limiti, aiutano a vivere, a tenersi giovani, a far lavorare la mente lontano da ogni pigrizia. La sedentarietà incide negativamente anche sullo stato cerebrale; è quindi necessaria una certa attività fisica regolare, la pratica di uno sport, attività lavorativa e sessuale anche dopo il pensionamento. Infatti secondo un studio dell’Università del Texas, le persone impegnate hanno menti più lucide e ricordi migliori e in più l’effetto permane negli anni.
Gli interessi vari, le passioni intellettuali, gli scambi sociali, la dialettica delle discussioni e la necessità di adeguamenti culturali tengono viva l’attività cerebrale e alimentano una rigogliosa vita interiore.
Gli hobby sono uno dei modi più facili per mantenere viva l’intelligenza : tornare ogni giorno su nozioni artistiche, tecniche, speculative le fa ricordare meglio e impedisce alla memoria di atrofizzarsi e all’inventiva di inaridire.
E’ necessario escludere dalla propria vita ogni tendenza egoistica, che restringe gli orizzonti spirituali e alza continue barriere fra il mondo circostante e l’individuo; si impari a vivere anche per i bisogni e le richieste degli altri : è un modo di mantenersi attivi ed elastici anche intellettualmente.
A cosa serve il cervelletto?
Si sa che il cervelletto è il responsabile del controllo del movimento; regola la postura, il tono muscolare e l’equilibrio, coordina i movimenti muscolari volontari e involontari.
La specializzazione del cervelletto avrebbe avuto però un ruolo più importante nell’evoluzione rispetto a quanto riconosciuto fino ad oggi.
Uno studio britannico, pubblicato sulla rivista Current Biology, rivela che dalla prima grande scimmia antropomorfa, vissuta 25 milioni di anni fa, e arrivando all’uomo, il cervelletto è aumentato di dimensione più di quanto abbia fatto la neocorteccia, regione cerebrale ritenuta tipica dell’essere umano perché sede delle funzioni di apprendimento, linguaggio e memoria.
Nei primati, un ruolo così centrale del cervelletto potrebbe essere stato il frutto della necessità di spostarsi da un ramo all’altro; una capacità sviluppatasi a tal punto da stimolare a sua volta la comparsa di altre abilità tecniche, come la costruzione di utensili e lo sviluppo dei piccoli movimenti delle dita.
Nel corso dell’evoluzione umana quindi, l’intelligenza tecnica (QI) sembra essere stata almeno altrettanto importante dell’intelligenza sociale (QUE).
Quanti dati puo’ immagazzinare un cervello umano?
Davvero parecchi : almeno cinque volte tante informazioni quante sono quelle contenute in una enciclopedia completa.
Si calcola che, in termini elettronici, il nostro cervello abbia una memoria che può raggiungere i mille Terabyte.
Emulare il cervello umano con un computer?
Cosa accumuna il nostro cervello ad un computer?
Entrambi funzionano tramite impulsi elettrici veicolati con un sistema binario : i neuroni possono essere accesi o spenti, proprio come i bit (0-1).
In teoria un PC è più veloce di noi umani : i suoi impulsi viaggiano a quasi 300 mila km al secondo, contro i 120 metri al secondo dei neuroni, inoltre gli umani possono essere rallentati da malattie o emozioni.
Eppure i computer sono lontani dall’emulare in cervello umano : nel 2013 il supercomputer K (Giappone) con i suoi 88.000 processori, ha impiegato 40 minuti per riprodurre un solo secondo di lavoro di 1,73 miliardi di neuroni umani.
Ciò accade perché il cervello compensa la sua lentezza, spacchettando i compiti in più operazioni, ovvero affidando i compiti a più “processori”, è come se nella nostra testa ci fossero 100 miliardi di potenziali processori, ovvero i neuroni!
Test dei neuroni.
E’ un test che richiede un alto senso dell’equilibrio e uno spiccato sviluppo del cervelletto : più a lungo si riesce a mantenersi su un piede in equilibrio ad occhi chiusi e meglio il proprio cervello sta funzionando.
Bisogna chiudere gli occhi e sollevare un piede, poi si fa partire il cronometro e si cerca di mantenere l’equilibrio il più possibile, quindi si ferma il cronometro nel preciso istante in cui si mette giù il piede.
Quindi si controlla il cronometro e si verifica se i tempi sono in linea con la propria età. Punteggio :
– 28 secondi dai 20 ai 30 anni;
– 23 secondi dai 31 ai 40 anni;
– 15 secondi dai 41 ai 60 anni.
Perche’ ci annoiamo?
Potrà sembrare una domanda un pò curiosa ma non dobbiamo dimenticare che la noia è un messaggio che ci invia l’organismo e che quindi qualcosa significa.
Se ci annoiamo qualcosa non va e se ne sono accorti i ricercatori dell’Università inglese di York.
Questa sensazione deriverebbe dal fallimento dei meccanismi deputati all’attenzione : è come se il cervello non riuscisse a cogliere, nei pensieri e nelle sensazioni che prova, un invito a dedicarsi ad una attività. Non riesce a concentrarsi neanche sugli stimoli esterni, che magari lo spingerebbero a intraprendere qualcosa.
E questa incapacità di cogliere gli crea frustrazione, poiché è percepita come un vero e proprio fallimento.
Tale frustrazione però non è da sottovalutare : di solito la noia passa, ma in alcuni individui predisposti, questo fallimento dell’attenzione può spingere verso soddisfazioni più immediate come la droga, il cibo e l’alcol.
La nostra mente è la cosa più complessa che esista e lo comprendiamo in modo intuitivo perché la complessità è difficile da misurare.
Il cervello di ognuno di noi è un incredibile meccanismo assolutamente prodigioso.
Sir Charles Sherrington, uno dei più grandi studiosi del cervello, dopo aver messo in evidenza che il cervello dell’uomo, in proporzione al suo peso, è di gran lunga il più sviluppato fra quelli di tutti gli animali, fa l’ipotesi che la sua evoluzione continui “Si può supporre che il presente stato del cervello non sia che uno stadio intermedio, avviato, speriamo, verso qualcosa di diverso e di migliore”.
Verso quali alte capacità sensoriali (e chi lo sa anche extrasensoriali) andremo? Verso quali alte forme di arte e di espressione filosofica e matematica?
Forse sappiamo ancora poco del nostro cervello e qualcosa che oggi è mistero, in futuro potrà darci incredibili sorprese che noi al momento attuale neanche possiamo immaginare.
Per adesso, è soltanto immensamente bello, sentirlo e immaginarlo.